Davos, 20 gennaio 2016 - Ottimizzare l'uso delle competenze e delle tecnologie digitali potrebbe generare, secondo un nuovo studio condotto da Accenture (NYSE:ACN), 2 trilioni di dollari di produzione economica globale in più entro il 2020. Lo studio, presentato in occasione del World Economic Forum di Davos, rivela inoltre l’ampio ruolo del digitale nell'economia, indicando che più di un quinto del prodotto interno lordo mondiale (PIL) è attribuibile all'ambito digitale sotto forma di competenze, capitali, beni o servizi.
Il rapporto di Accenture Strategy Digital Disruption: the Growth Multiplier presentato al World Economic Forum di Davos, fornisce una misura nuova e completa della scala dell'economia digitale nelle prime 11 nazioni del mondo. Lo studio valuta il valore aggiunto al PIL generato da hardware, software e tecnologie correlate, nonché dai lavoratori che hanno bisogno di queste risorse digitali per svolgere le loro attività. Il rapporto calcola anche il valore dei beni e servizi intermedi digitali impiegati nella produzione.
Poco più di un quinto della produzione mondiale (22 %) è collegato a questa economia digitale delle competenze e dei capitali. Gli Stati Uniti sono l'economia più digitalizzata al mondo, con il 33% della sua produzione rappresentato da investimenti nel digitale. Il 43% della forza lavoro degli Stati Uniti e il 26% del suo capitale accumulato sono in grado di supportare attività connesse al digitale. Negli altri mercati le cifre dell'economia digitale variano da un abbondante 30% nel Regno Unito e in Australia, al 18% in Italia, al 10% in Cina.
“Per garantirsi una crescita più rapida nell’incertezza delle prospettive economiche globali, aziende e istituzioni si stanno rivolgendo al digitale, ma la dimensione dell'economia digitale non è di per sé garanzia di crescita,” ha dichiarato Mark Knickrehm, Group Chief Executive di Accenture Strategy. “Le organizzazioni hanno bisogno di un'azione decisa che reindirizzi talento e tecnologie digitali verso la creazione di nuovi modelli di business, piuttosto che di efficienze. Questo richiede non solo maggiori investimenti digitali, ma anche una più ampia trasformazione organizzativa e culturale per ottenere il massimo dei ritorni”.
Il rapporto spiega che, per generare tassi di crescita più alti, le aziende dovranno migliorare quello che Accenture Strategy definisce “l’indice di densità digitale”, e che serve a misurare il grado di penetrazione del digitale nelle imprese e nell'economia di un paese. Questo include competenze e tecnologie digitali, nonché fattori abilitanti più generali, come la facilità di accesso ai finanziamenti e il livello di apertura del contesto normativo di un Paese.
Per fare un esempio, un aumento di 10 punti della densità digitale complessiva dell'economia degli Stati Uniti si tradurrebbe, nel 2020, in un innalzamento di 368 miliardi di dollari del PIL, con un incremento dell'1,8% rispetto alle previsioni attuali. Accenture Strategy calcola inoltre che una combinazione ottimale tra aumento delle competenze digitali e del capitale e altri acceleratori potrebbe aumentare il PIL USA anche di 421 miliardi entro il 2020, con un incremento del 2,1% rispetto alle previsioni. I paesi che hanno le maggiori opportunità di migliorare la loro performance digitale complessiva sono il Brasile (6,6%), l'Italia, (4,2%, pari a circa 81 mild di dollari), la Cina (3,7%) e il Giappone (3,3%).
“Aumentare significativamente il contributo dell’economia digitale al PIL del nostro paese, riallineandolo a quello dei principali paesi industrializzati, rappresenta una leva di crescita per l'Italia non ancora sfruttata adeguatamente” commenta Marco Morchio, Accenture Startegy Lead per Italia, Centro Europa e Grecia - “Fare uno scatto in avanti, dando una precisa allocazione alle priorità del Paese, attraverso uno sviluppo mirato delle componenti digitali in ambito infrastrutturale, regolatorio, di competenze e di investimenti industriali, offrirebbe molte chance di crescita strutturale sia per le imprese che per l’occupazione”.
Lo studio di Accenture Strategy evidenzia inoltre in che modo le economie nazionali possono dare priorità allo sforzo in più che serve per spingere al massimo entrate e produzione economica. L’Italia, ad esempio, dovrebbe indirizzare il 60% del suo impegno supplementare nello sviluppo digitale verso una migliore applicazione di tecnologie e un 40% nella spinta allo sviluppo dei cosiddetti “acceleratori” o fattori abilitanti (come infrastrutture, contesto regolatorio, pubblica amministrazione, mercati). Il Brasile, dovrebbe indirizzare il 70% sulle tecnologie, mentre un maggiore impegno nell'ambito delle competenze digitali darebbe meno risultati in termini di ritorno economico. Negli Stati Uniti, invece, servirebbe solo il 10% in più di digitalizzazione della tecnologia, mentre si avrebbe un maggiore ritorno incrementando le competenze digitali e i fattori abilitanti.
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